lunedì 27 marzo 2017

L'impossibile

Ogni notte sogno l'impossibilità di vedere quella persona. So ch'è giusto non vederla, perché non è giusto obbligare qualcuno a farsi vedere. Ma sento contemporaneamente ch'è incompatibile con la vita, non vederla. E allora sogno la morte, fra urla e pianto che mi asciuga completamente. Non so perché, sarà la primavera, ma su entrambi i miei profili facebook stanno arrivando richieste di amicizia a pioggia. Io cerco di accettarle tutte. Perlopiù si tratta di uomini, di ogni età, etnia e nazionalità. Parecchi sui cinquant'anni e della mia stessa città. Gli arabi, telefonano subito, non appena accetto loro la richiesta. Indiani, neri, sono anche carini, ma che dovrei dire loro per telefono? Lo lascio squillare ad esaurimento. Poi ci sono gl'impazienti, spesso palermitani: "Vediamoci". "Che amicizia è, neanche un ciao?..."Io non la tolgo a nessuno, una volta data. L'amicizia. Gl'insistenti: "Buongiorno, buon pranzo, buonasera, vediamoci". I pellegrini: "Sono sotto casa tua, vediamoci". Io non mi faccio vedere perché sono brutta. La gente che ne sa? Io, invece, so. Conosco gli uomini: vogliono donne facili, almeno un bacio al primo appuntamento, palpate e rapporto completo al secondo. Quando magari non sanno neanche scrivere correttamente e non possono essere nessuno per me. Dovrei rassegnarmi ad essere un corpo, un'illusione? Per il bene di chi? Per vivere? Preferisco vivere nascosta, nell'impossibilità di vedere quella persona, la mia persona, che avevo scelto con cura per poterci vivere emozioni altissime, di quelle che danno senso a una vita, e andarci d'accordo da qui all'eternità.

Tunnel


Adoro queste diete, questi ragionamenti, questi loop del pensiero che formano tunnel a spirale. Oh sì, adoro.

sabato 25 marzo 2017

Calista

Eleggo lei come una delle mie thinspiration preferite perché: ha più di quarant'anni; ha un figlio; è separata; è intelligente; nella vita privata, veste un po' come capita, spesso di nero. Nelle thinspo, è importante l'identificazione.




Vintage et pret à porter, thinspo

Thinspo number one: Kate Moss

venerdì 24 marzo 2017

Il sesso delle donne

Le relazioni d'amore finiscono perché gli uomini sbagliano tutto. Anche l'uomo che dice di amarmi, mi ama meno di quanto lo ami io non amandolo. All'inizio di una storia, la donna è drogata dal proprio stesso amore, e accetta tutto, qualsiasi richiesta, qualsiasi condizione. Invece dovrebbe ascoltarsi e, semplicemente, comunicare all'uomo ciò ch'è giusto. Poiché la donna è stata data da Dio all'uomo per fargli esplorare le profondità spirituali del sesso. Non lo ha inventato certo Satana il sesso. L'anatomia stessa della donna, che ne rende difficoltosa la soddisfazione sessuale, è lì per fare riflettere l'uomo. Donne, non abbassate mai l'asticella delle vostre esigenze. La misura del sesso siete voi.

martedì 21 marzo 2017

La bancarella delle spezie

A Maddalena, quando era piccola e si recava al mercato con sua nonna, piaceva un ragazzino: aveva grandi occhiali, il naso all'insù e le labbra carnose; e un'espressione furba che l'aveva sempre tenuta lontana anche dal solo pensiero di salutarlo. Suo padre una volta l'aveva chiamato: "Giò". Ma voleva dire "gioia", come spesso vengono appellati i bambini, o era l'inizio del suo nome? Giovanni, probabilmente. Maddalena, nella stanzina che precedeva la veranda, aprì il frigo ammuffito dove giacevano frammenti di cibo, un guscio d'uovo rotto da cui sembrava essere uscito fuori un pulcino, e stralci di giornale che probabilmente avevano avvolto verdure. Armata di aceto, lo pulì da cima a fondo. La fatica le fece venir fame. Potrei dormire anziché mangiare, si disse. Lo faceva spesso. Stese un lenzuolo pulito, trovato nel reparto dell'armadio in cui c'erano i vestiti di sua nonna e la naftalina, sopra quel lerciume di materasso, due o tre coperte talmente consunte che erano divenute trasparenti in alcuni punti, e si coricò. I brividi continui non lasciarono possibilità al sonno di arrivare. Guardò l'ora sul cellulare. Erano ancora soltanto le otto di sera. Forse il mercato sarà ancora aperto, pensò, devo assolutamente mangiare qualcosa o non ci sarà verso di dormire. Così, facendosi forza, si alzò dal giaciglio. Si lavò il viso, si pettinò, indossò il giubbotto ed uscì. Il mercato, sotto casa, a qualche passo dal portone della palazzina, era ancora costellato di luci e affollato di gente che acquistava cibarie. Le tende rosse che riparavano le bancarelle dalle intemperie le avevano sempre messo allegria. Le bancarelle più belle, per lei, erano quelle scrupolosamente ordinate, come la bancarella delle spezie. Era anche una delle più grandi, e apparteneva al padre di "Giò".Una distesa geometrica di bustine di plastica trasparente sulle quali erano scritti a pennarello i nomi della spezia contenuta in ciascuna: zenzero, curcuma, cannella e così via. A Maddalena non piaceva cucinare. Nemmeno mangiare, s'è per questo. Preferiva bere, preferibilmente acqua minerale. Se ne riempiva talmente tanto la pancia da non sentire quasi più fame. Si fermò davanti alla bancarella delle spezie, sopraffatta dalla fame, dalla debolezza e dalla nostalgia di sua nonna. Un senso di sperdimento e d'irrealtà le sembrò quasi poterla fare svenire. Allora, dietro la bancarella, apparve. Lei lo vide, e ricordò ancora più acutamente sua nonna e se stessa piccola, impaurita e impastoiata dalla timidezza. Ma dopo il primo istante si fece largo un sentimento di gioia, che a volte la prendeva a tradimento, per la bellezza della vita. Nonostante tutto. I grandi occhiali c'erano ancora. Quello sguardo furbo; i capelli, che si erano scuriti, dal biondo chiaro al castano, ma erano rimasti lucidi e folti, e forse lo erano divenuti ancora di più. Il viso che si era allungato e scolpito di zigomi alti e larghi, e segnato da due solchi espressivi ai lati della bocca, grande e contornata da labbra spesse e colorite. Lo sguardo era una saetta. Era come un sorriso in volo. Una prepotenza, pensò Maddalena. "Giò" indossava una canottiera - con quel freddo - che lasciava vedere una struttura fisica chiaramente frutto di lunghe sedute in palestra. "Prego signora". "Ah, sì, stavo guardando." "Cosa deve cucinare stasera?" Maddalena pensò al frigo vuoto, ma lindo e pulito, che aveva lasciato. Non aveva il più lontano progetto di cucinare. "Arrosto di carne? Pesce?" "Pollo. Pollo arrosto" le venne in mente, ma perché lo avrebbe voluto comprare già pronto e caldo da mangiare. "Allora le do questa miscela per arrosto. Buonissima. C'è già il sale, non è necessario che lo aggiunga lei. La può usare per arrosto di pollo, di carne, e anche per insaporire gli spaghetti". Sorrise. Ancora di più. "Va bene?" - "Serve altro?" A Maddalena non serviva nemmeno quella. Ma disse sì, poi no, in rapida sequenza, per rispondere in ordine cronologico alle due domande, pagò e andò, girovagò per il mercato fino a fermarsi ad un panificio, dove acquistò due panini e, dove capitò, una bottiglia d'olio d'oliva. Sulla tovaglia cerata a quadri azzurri costellata di margherite gialle che ricopriva il tavolo di plastica della cucina, mangiò i panini, avendoli prima tagliati a metà e riempiti d'olio e spezie per arrosto. La saziarono, e saziarono soprattutto la sua fame, a lungo ignorata, di sapido gusto. Maddalena dormì, nel silenzio interrotto da voci e rumori, nella luce ambrata delle lampade del centro storico ch'entrava da un'imposta che non si chiudeva.

Maddalena

Aveva dato in affitto la vecchia casa in cui erano vissuti i suoi genitori, così come l'avevano lasciata, piena di libri, scartoffie, carabattole e polvere. Lei era andata a vivere in un monovano al terzo ed ultimo piano di una palazzina di edilizia popolare, in pieno centro storico, eredità di sua nonna. Per qualche tempo era stata il covo di un nordafricano che, a quanto le aveva riferito una condomina con grande disappunto, di notte invitava amici dall'aria sospetta e tutti insieme, facevano chiasso. Le pareti erano ancora ricoperte di poster e tessuti, qua e là strappati. L'odore inconfondibile della cannabis le aveva impregnate. Un materasso chiazzato di macchie indefinibili giaceva in un angolo della stanza. A un tavolo di legno chiaro, ch'era stato di sua nonna, mancava una gamba. Nella piccola veranda, dov'erano collocati un fornello da campo e il lavello, uno scarafaggio grosso e lucente la salutò sbucando da un tubo. "Qui starò bene" pensò Maddalena inspirando l'aria della sera che entrava da un vetro scorrevole che aveva aperto, e insieme all'aria entravano luci, colori e suoni di vita disordinata e allegra, anche se con un fondo misero che per un momento percepì come triste. Disinfettò l'armadio alla bell'e meglio e vi sistemò le paia di mutande e calze che si era portata. Una coppia di ante era rimasta chiusa, l'interno miracolosamente intatto: custodiva le pellicce, i golfini e i migliori vestiti di sua nonna. Lì dentro l'odore di cannabis lasciava il posto a quello della naftalina, che aveva preservato i capi in perfette condizioni. Le sembrò persino di percepire il profumo di sua nonna, ch'era di rosa e di pulito. Andò in bagno. Si sentì felice. Guardandosi allo specchio sopra il lavabo, vide ciò che tutti vedevano incontrandola: un viso rotondo e pallido, di colorito giallino, con occhi piccoli e neri, dolcissimi; orecchie sembrava non averne, talmente erano piatte, ben aderenti al capo; un collo magro e lungo che usciva di sbieco da una cassa toracica contorta dalla scoliosi. Il resto, lo conosceva a memoria: due gambette ad x che a malapena la reggevano in piedi, e che qualche volta l'avevano fatta cadere, al termine delle quali c'erano le sempiterne scarpe ortopediche color topo che le avevano confezionato su misura quando aveva quindici anni, e che da allora aveva indossato sempre, estate ed inverno, a casa e fuori, perché le avevano detto che avrebbero migliorato il suo equilibrio e alleviato i dolori alla schiena, e lei si era fidata: erano diventate parte di lei, le toglieva solo per infilarsi sotto le coperte, dove portava con sé una borsa d'acqua calda anche in estate a causa della circolazione pigra che le faceva sentire sempre freddo, soprattutto a mani e piedi.

lunedì 20 marzo 2017

My tumblr

Tutto ciò che mi soddisfa esteticamente, e che trovo personale e strano o innovativo, lo posto qui, nel mio tumblr, per ricordarmelo. La mia dieta procede bene, adesso entro comodamente nei pantaloni taglia 44, ed anche in un paio taglia 42, che però vestono larghi. Insomma, il potere della volontà non è mai da sottovalutare.

sabato 18 marzo 2017

Quattro, otto, dodici

Sto bevendo molto the verde ed acqua naturale, sto mangiando molta verdura ed ortaggi. In un blog pro-ana ho letto un manifesto in cui si diceva che servono quattro settimane per vedere i primi risultati, otto perché i familiari li vedano, dodici perché il mondo si accorga che sei cambiata.

mercoledì 15 marzo 2017

Affascinata dall'anoressia

https://cricyblog.wordpress.com/, è qui che mi sono trasferita per un po'. Senza tuttavia essere mai costante nell'aggiornare il blog, dato che i miei social preferiti sono, in primis Instagram, poi, per necessità, Facebook, ed infine, da poco tempo, Tumblr. Sto ritornando in questo luogo, intitolato Loving Crochet in onore del mio hobby, non più coltivato, dell'uncinetto, in particolare iperbolico e spontaneo tridimensionale, per seguire blog di donne e ragazze che sono o vogliono diventare anoressiche. So che è praticamente vietato parlare bene dell'anoressia, incitare qualcuno a seguirla, incoraggiarlo nei suoi risultati, mostrarsi semplicemente simpatizzanti della filosofia pro-ana. Come invece è praticamente obbligatorio parlare bene della legalizzazione della cannabis e dell'eutanasia. Bene, adesso basta ciarlare. Stamattina ho iniziato la giornata con due caffè, un latte e due porzioni di fette biscottate: uno sfracello di calorie. Adesso voglio cominciare a darmi una regolata, in vista dell'estate e soprattutto dei miei prossimi compleanni. Questo sarà il mio diario dei pasti. Spero di essere la sola a leggerlo. Non vorrei far morire qualcuno di noia.

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